IL TEMPO DELL' UOMO

2.000 anni di avvenimenti storici raccontati dal Parco

“Una valle rocciosa, profondamente incassata, una gola selvaggia alla frontiera italiana”.
Hermann Hesse definiva così le Gole della Breggia; questo solco profondo, crocevia di traffici di merci e persone da e verso le Alpi difficile da attraversare e controllare. Al suo imbocco presenta una pianura alluvionale denominata Molini di poco più di sei ettari colonizzata in epoca romana e sovrastata da preziose testimonianze dell'epoca medievale. Sullo sperone roccioso che domina l'imbocco delle Gole della Breggia, si trovano i resti del “Castrum Sancti Petri”. La rocca medievale, la cui esistenza è documentata a partire dal 1171, diede il nome a Castel San Pietro ed è legata ai vescovi di Como che la utilizzavano come residenza temporanea. Intorno ad essa erano riuniti dal punto di vista amministrativo, i beni vescovili facenti parte della Castellanza di Castel San Pietro ovvero Obino, Loverciano, Corteglia, Gorla, Balerna e Coldrerio. Poco sotto si trova invece la Chiesa di S.Pietro, in seguito denominata la Chiesa Rossa. Costruita dal vescovo di Como Bonifacio da Modena nel 1343, conserva uno dei più ricchi cicli di affreschi gotici del Ticino ed è monumento nazionale.
Potete scoprire di più partecipando al nostro Viaggio nel tempo dell'uomo.
Sebbene non più visibili, vi erano altre tre fortificazioni nell'area oltre a svariati guadi e ponti a testimonianza della particolare centralità e interesse esercitato da questo luogo nella storia. La toponomastica e i ritrovamenti archeologici dimostrano che le salubri e fertili aree collinari della regione sono state colonizzate a partire dalla fondazione della colonia romana di Novum Comum nel 59 d.C.

2000 anni fa

Le origini: le tombe romane e i castelli

Dalle radici romane, longobarde e comasche si sviluppano e consolidano due tipi di “strutture” territoriali differenti: in alta Valle di Muggio, abitata da contadini-proprietari, prevale un'agricoltura di sussistenza, pastorizia e selvicoltura mentre nella pianura, proprietà di latifondisti ed ecclesiasti, prevalgono colture cerealicole promiscue.
La presenza di opifici e mulini lungo la Breggia è documentata sin dal 1265 fino alla prima metà del Novecento; il fiume forniva l'energia necessaria per muovere le pale dei numerosi mulini presenti lungo il suo corso.
Tra il 1680 e il 1760 si contavano ben 16 mulini nel Basso Mendrisiotto, alcuni dei quali posti in posizioni davvero poco agevoli a testimonianza della grande quantità di cereali da lavorare e dell'assenza di corsi d'acqua alternativi. Appena oltre confine, tra Vacallo e Cernobbio, ve ne erano un'altra decina. Di proprietà inizialmente ecclesiastica un po' alla volta i mulini furono acquistati da grandi proprietari terrieri e dalle famiglie di emigrati.
Il Mulino di Ghitello, sito all'interno del Parco, è uno degli opifici idraulici più completi e meglio conservati della Svizzera. Costruito nel 1606, il complesso riunisce una casa rurale, un mulino per castagne e cereali e un frantoio per noci e semi oleosi. Attualmente ospita due spazi multifunzionali, il laboratorio per le attività didattiche e la Casa del Vino.
Partecipando alla nostra Macinatura Didattica, potrete non solo saperne di più sui mulini ma anche testare le vostre abilità di mugnai.

All'estremità opposta del Parco si trovano i ruderi del Mulin de Canaa, rimasto in funzione fino all' '800 quando fu distrutto da una piena. L'acqua vi perveniva da un canale, ancora visibile, scavato nella roccia.
Durante la seconda metà del Settecento l'espansione dell'industria della seta in Lombardia provocò la diffusione dei gelsi cui seguirono le coltivazioni della vite e successivamente del tabacco. La metà dell'Ottocento segnò il collasso
dell'economia agricola così come s'era conosciuta fino ad allora.

1000 anni fa

Il paesaggio agricolo e i mulini

Sul finire dell'Ottocento, complice l'arrivo della Ferrovia del Gottardo, lo sviluppo dell'attività alberghiera ed edilizia, vi fu una parziale trasformazione delle attività di macinazione dei mulini a valle delle Gole. Si iniziarono a macinare fave di cacao a Chiasso, al mulino del Ghitello venne aggiunta una sega circolare mentre a Mornerei il mulino si trasformò in un pastificio (la scritta sull'edificio è ancora visibile). Oltre confine si erano già insediate cartiere, magli per metalli e filatoi serici.
Sempre a Monerei, nel 1866, venne costruito un impianto per la produzione del “cemento idraulico” con un mulino per frantumare il calcare che circa trent'anni dopo venne convertito in birreria ...e ad essere franto fu questa volta l'orzo (anche in questo caso la scritta sull'edificio è ancora visibile). L'attività brassicola durò solo una decina d'anni ma nel 1908 la birra “Bierbrauerei Breggia Balerna” ottenne il diploma d'onore e la medaglia d'oro all' Esposizione Internazionale di Monaco e Gran Prix di Bruxelles e Parigi.
Poco più a valle vide la luce anche il primo cementificio che ebbe però vita breve a causa della scarsa qualità del materiale scavato.
Lo sviluppo edilizio e turistico, oltre alla costruzione della ferrovia del Gottardo, fecero aumentare la domanda di calce tanto che, nonostante le undici fabbriche ticinesi di calce e gesso presenti all'inizio del novecento, il mercato interno copriva il proprio fabbisogno al 50% con forniture dall'Italia e al 50% con forniture dal resto del paese. Pochi decenni dopo però, nel 1939, le fornaci rimaste erano solo due, quella di Arzo e di Caslano. Era terminata l'era della calce a pro di quella del cemento.

200 anni fa

Gli opifici

Il 1960, anno della scoperta della Maiolica Lombarda detta “Biancone” nelle Gole della Breggia, segna la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova con la costituzione della SACEBA (Società Anonima Cementi Balerna).
Furono due ufficiali dell'esercito che, durante un'esercitazione, ebbero l'idea di crearla. Iniziarono così la ricerca di giacimenti di calcare e marna ai piedi del Generoso trovandone grandi quantità, di buona qualità, sotto l'abitato di Castel S.Pietro. Non fu difficile convincere i 23 diversi proprietari terrieri a vendere i propri fondi abbagliati forse dal miraggio del cosiddetto miracolo economico.
Nel 1961 iniziarono ufficialmente i lavori di scavo, negli anni a seguire i posti di lavoro aumentarono continuamente, i macchinari e le attrezzature anche e con loro le tonnellate di cemento prodotto.
Dal 1964 al 1973 il cementificio produsse 1.500.000 tonnellate di cemento! Nel 1967 ogni abitante del Ticino consumava in media una volta e mezza il cemento del resto della Svizzera, due volte quello di Francia, Italia e Germania e tre volte quello degli USA.
Nel 1975 la crisi edilizia provocò una prima importante contrazione delle vendite di cemento che, unita alla difficoltà crescente di reperimento del materiale dovuta soprattutto alle opposizioni e contestazioni di comuni e cittadini, decretò la definitiva chiusura delle cave nel 1980.
Non restava che convertire il cementificio di Morbio in un centro di macinazione ma lo scontro con la concorrenza italiana lasciava ben poche scappatoie. Di fatto la decisione fu quella di trattare con le aziende della vicina penisola affinché rinunciassero ad esportare il cemento in Ticino a favore della fornitura del clinker alla Saceba, il semilavorato prodotto con la cottura del calcare.
Verso fine secolo il clinker necessario ai fabbisogni produttivi della Saceba diventò sempre più difficilmente reperibile perché i cementifici italiani privilegiavano la produzione in proprio del cemento. Nel 2000 la Holcim rilevò la proprietà e nel 2003 decise di cessare la produzione di cemento alla Saceba.

50 anni fa

Il cemento

A seguito della chiusura della Saceba, la Fondazione Parco delle Gole della Breggia, amministratrice del parco istituito nel 1998, iniziò a reagire per riportare l'area verso un nuovo concetto di sviluppo.
Nel 2012 la Holcim decise di donare il cementificio riqualificato alla Fondazione. Immediatamente si pose il quesito di come affrontare il futuro del Parco: cancellare ogni traccia di una storia ingombrante e scomoda o trasformarla in qualcosa che potesse evolvere?
L'uomo ha utilizzato per anni le risorse naturali di questo parco: l'acqua come fonte energetica e materia prima, i sedimenti calcarei come materia prima, il suolo come substrato produttivo, il microclima per i grotti. La Saceba è l'emblema di una società che sfrutta e divora ma è anche una parte importante della storia di questo territorio.
Nell'affrontare la riqualifica, pur mettendo al centro la natura, si scelse di optare per la coerenza, preferendo l'autenticità all'estetica. Sono stati perciò alleggeriti gli stabili lasciando leggibile l'imponenza del cementificio; recuperati ronchi terrazzati e prati magri aridi, ripristinata la flora autoctona, bonificato e riciclato. Sono state anche rese visitabili le gallerie di estrazione ed oggi, armati di caschetto e lampada, è possibile percorrere un pezzo di storia affrontando un percorso che non è tanto quello del cemento bensì quello dell'uomo e del legame che continua ad avere, inevitabilmente, con la natura.
Scoprite di più sul Percorso del Cemento.
Questa è solo una delle esperienze che si possono fare oggi al Parco delle Gole della Breggia!

20 anni fa 

La riqualifica

L'esperienza che fa per te...

Vuoi scoprirne di più?

Allora non ti resta che pertecipare al nostro Viaggio nel tempo dell'uomo, la nostra esperienza creata per accompagnarvi in questo cammino lungo 2000 anni!